Il 20 luglio 1969 è una data che di certo rimarrà nei libri di storia per secoli.
Quel giorno, poco dopo le 20 (UTC), poco più di un trabiccolo metallico, guidato da due arditi esploratori, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, dopo ore ed ore di tensione si posò con successo sulla superficie della Luna. 50 anni sono passati da quel giorno, ma le emozioni che regalano le registrazioni di quei momenti, quelle frasi pronunciate da chi sapeva di aver fatto la storia, sono ancora forti e vive.
Un simile traguardo ha significato tantissimo a livello politico e simbolico, ed è normale che le molte aziende e compagnie che hanno partecipato in qualche parte alla gigantesca filiera che si era messa in piedi intorno alla NASA per la missione facciano a gara per fregiarsi di meriti ed onori. Fra queste, giustamente, figura anche uno dei brand più famosi ed acclamati dell'orologeria di lusso Svizzera, Omega.
Tutti, infatti, conosciamo il celebre Moonwatch, nonché il fatto che sia l'orologio che è effettivamente stato sulla Luna, insieme ad Armstrong ed Aldrin. Quello che forse è più oscuro, ma di certo non meno interessante, è come ciò sia successo.
Per capirlo, occorre fare un passo indietro.
Nei primi anni '60, dopo che Kennedy aveva dichiarato apertamente che gli Stati Uniti avrebbero raggiunto la Luna entro la fine del decennio, la NASA si era messa alacremente al lavoro per mettere in piedi le missioni Gemini ed Apollo, proprio con quello scopo. Fra la miriade di particolari a cui occorreva pensare, gli ingegneri americani si trovarono ben presto con un chiaro problema di fronte: per diverse ragioni tecniche, era necessario che gli astronauti avessero al polso un orologio. Nello spazio, infatti, era di vitale importanza cronometrare con precisione diverse cose, dalla quantità di ossigeno rimasta al tempo di accensione dei motori, dalla durata delle orbite al tempo passato all'esterno delle cabine pressurizzate. Era quindi necessario un orologio che potesse coniugare nel miglior modo possibile precisione ed affidabilità anche in condizioni estreme, nulla che si sarebbe potuto affrontare sulla Terra.
In quel periodo gli orologi da polso al quarzo stavano appena entrando sul mercato, e se da un lato rappresentavano un'evoluzione tecnica enorme dal punto di vista della precisione, non potevano garantire affidabilità e robustezza; rimanevano quindi i classici orologi con movimento meccanico.
La NASA, per evitare di scatenare una vera guerra a colpi di pubblicità e creare uno scalpore mediatico non necessario, decise di inviare una richiesta anonima a tutti i principali brand di orologeria svizzeri, chiedendo di avere in prova il rispettivo orologio sportivo più robusto ed affidabile, per una possibile fornitura futura non meglio specificata. Soltanto tre brand risposero all'insolita richiesta: Omega, Rolex ed Hamilton. La prima inviò un modello presentato qualche anno prima, nel 1957, lo Speedmaster: un orologio pensato per i piloti, in acciaio, dotato di un movimento con cronografo a carica manuale, dal design pulito e di facile lettura.
La NASA sottopose i tre orologi a settimane di intensi test, che comprendevano resistenza agli urti, assenza di gravità, accelerazioni gravitazionali drastiche, radiazioni elettromagnetiche e molto altro ancora, e alla fine l'orologio che risultò essere più preciso dopo tutte queste sollecitazioni fu proprio lo Speedmaster. Omega fu quindi scelta per fornire gli astronauti di questi robustissimi orologi, per tutte le missioni Apollo.
Dal 1969 in avanti, quell'orologio divenne universalmente noto come MoonWatch. Era nato un mito. Da allora, il fascino di quell'orologio non ha mai smesso di appassionare in tutto il mondo, al punto che ancora oggi è possibile acquistarlo esattamente identico al modello del 1957, tanto è la forza del suo design senza tempo e la sua carica simbolica.
Quest'anno Omega celebra il Cinquantenario dell'Allunaggio con due edizioni assolutamente straordinarie del Moonwatch: uno completamente in oro Moonshine, un nuovo brevetto del brand Svizzero che è riuscita a sviluppare una lega d'oro più resistente e più chiara, in 1014 esemplari, ed un altro in acciaio e oro Moonshine, con alcuni dettagli che celebrano a dovere la missione Apollo 11. Come non citare, per esempio, l'incisione della foto di Buzz Aldrin che scende dal LEM per toccare il suolo lunare, o l'impronta di Armstrong sul fondello, o ancora la sottile lastra di roccia lunare incastonata nel fondello del modello in oro. Dettagli che rendono questi due pezzi veramente incredibili, e che siamo sicuri avranno un successo planetario. O forse, perché no, anche lunare.